“- Cara, non mi aspetto che tu ti diverta – disse timidamente la signora Baker. – Non è certo un piacere. Solo, sarebbe davvero gentile…
– Non sono gentile, lo sai – disse Charmain (…)”
Charmain e la signora Baker, La casa per ognidove

(Fonte: scansione)
Ed eccoci al terzo libro ambientato nel mondo di Howl: per me è stato un bel viaggio, nel corso dei tre libri ne sono capitate di cotte e di crude ed essendo stati scritti a grande distanza di tempo l’uno dall’altro, ho avuto modo di vedere cambiare lo stile dell’autrice in un contesto narrativo omogeneo, visto che le tre storie si sviluppano nello stesso mondo.
Non posso dirlo con certezza, ma sospetto che la signora Jones avrebbe voluto ambientare qualche altra storia a Ingary e dintorni. Ahimé, ha lasciato il mondo tre anni dopo la pubblicazione di questo libro e con un romanzo incompiuto – completato poi dalla sorella, da ciò che ho letto.
Così, abbiamo la chiusura delle storie di questo mondo da fiaba che ricorda tanto l’Europa, sia nei nomi che nell’estetica: un mondo ricco di magie, strane creature e personaggi eccentrici, talvolta anche carismatici.
Un mondo che in un certo senso sta a un tiro di schioppo dal nostro, anche se potrei non sapere mai il perché. Forse: in fondo, non ho letto tutti i libri di quest’autrice e non escludo di trovare qualche collegamento in altre sue storie!
La casa per ognidove 101
Charmain Baker, figlia di un fornaio, è una ragazza che ama la lettura ed è stata cresciuta sotto una campana di vetro da genitori troppo premurosi. Nonostante ciò, una zia riesce a imporsi su di loro perché la figlia si occupi per qualche tempo della casa del prozio William, il mago di corte del regno di High Norland.
Con aria apparentemente annoiata, Charmain accetta ma allo stesso tempo invia una lettera al re, chiedendo di poter essere impiegata nella biblioteca reale – è il suo sogno!
Giunta a casa del prozio, dopo che quest’ultimo – in pessimo stato di salute – viene portato via da un gruppo di elfi per essere sottoposto a cure d’eccezione, Charmain si ritrova alle prese con la versione magica di una casa costruita secondo i principi della domotica: la dimora del prozio William è disseminata di incantesimi che, se ben gestiti, renderebbero la vita comodissima a chiunque, ma Charmain è decisamente digiuna sia in fatto di magia che di economia domestica.
Comunque, la gestione della casa di un mago non sarà la sfida più grossa che la ragazza dovrà affrontare: ben altre avventure la aspettano…
La scheda
Autrice: Diana Wynne Jones
Titolo originale: House of Many Ways (2008)
Traduzione italiana: Francesca Guerra (Comma 22)
Editore: Kappalab (2014)
Prezzo: 15 €
Stile e tecnica
Come è già accaduto con gli altri due libri della serie, ci troviamo di fronte a una storia semplice e scorrevole, ma con una grossa differenza: qui, la Jones ha abbandonato gli spiegoni iniziali, e questo nonostante l’ambientazione cambi ancora una volta, dato che non ci troviamo in Ingary e nemmeno nella zona dei Sultanati.
Al posto degli spiegoni, abbiamo una serie di brevi dialoghi che lasciano presagire la situazione, quindi il punto di vista si fissa su Charmain appena la ragazza fa la sua comparsa nella storia come parte attiva, ovvero nella terza pagina del libro.
L’uso di aggettivi è un po’ abbondante, ma non tanto da accompagnare ogni sostantivo.
Sul finale, uno spiegone per bocca di alcuni personaggi farà piazza pulita delle parti dell’intrigo ancora oscure.
Simpatica come uno scorpione nelle mutande
In questo terzo libro della serie, torniamo ad avere una protagonista femminile: Charmain Baker – capelli rossi e lentiggini, topo di biblioteca, appetito titanico ma corporatura esile, carattere da rifinire con la smerigliatrice (ma solo dopo averle dato un giro d’accetta).
Charmain ha un carattere terribile: è pigra e brusca, priva di qualsiasi capacità legata al mondo reale – a causa dell’educazione da “principessa” ricevuta dai genitori – e non ha mai fatto qualcosa che fosse considerata men che dignitosa dai suoi. Ciò l’ha tenuta lontana anche dalla pratica della magia, dato che la madre considera la professione stregonesca poco onorevole.
Quando la zia Sempronia riesce a imporsi sulla madre di Charmain perché questa si occupi della casa del prozio, la ragazza coglie la palla al balzo per allontanarsi dalla famiglia per qualche tempo e uscire finalmente dalla campana di vetro che la protegge, convinta che le basterà fare un bel niente tutto il giorno a parte leggere, per assolvere al proprio compito.
Ma Charmain non ha fatto i conti con il senso delle priorità della madre, che non le ha messo in valigia alcun libro, e così si ritroverà da sola con i libri di magia del prozio, una casa piena di comodità magiche da capire e un intelligente bastardino di nome Sperso. Che nonostante il nome, è una femmina – e la cui costante presenza ha una motivazione che esula dalla necessità di avere nel libro una tenera mascotte.
Agli abitanti della casa si aggiungerà anche il figlio di un’importante strega di un paese vicino, il giovane mago Peter, desideroso di essere l’apprendista di William: una gran fonte di guai che non distingue la destra dalla sinistra (sul serio!) ed è capace di sbagliare malamente qualunque incantesimo riesca a fare!
Col tempo, colpita dal contegno e dalla gentilezza di una persona, Charmain cercherà di diventare più gentile, ma tanti problemi metteranno a dura prova la sua risoluzione…
La casa di William
La dimora del mago di corte William non è meno prodigiosa del castello errante di Howl: apparentemente composta da un salotto, una cucina e un giardino, è in realtà estesa come un labirinto, piena di ogni genere di stanze!
Per giungere in una zona specifica, è necessario attraversare le porte voltandosi subito in una direzione specifica, arrivando così in corridoi pieni di camere da letto, magazzini, laboratori, giardini, caverne di coboldi, castelli etc.
Fortunatamente per Charmain, il prozio ha predisposto una serie di “voci registrate” che le forniscono istruzioni su come raggiungere aree specifiche della casa e su come usare i sortilegi che fanno da elettrodomestici, preparando i pasti o regolando la temperatura dell’acqua.
Tutto ciò non basterà a impedire che Charmain incappi in qualche tipo di problema, a causa della sua incapacità nella gestione della casa o per via dei fumble di Peter nell’uso della magia.
Mostri, misteri e complotti
Il punto forte della storia di questo libro non risiede in triviali questioni di economia domistica (domestica + mistica, neologismo non presente nella storia) ma in un tridente di elementi di disturbo che creano l’avventura vera e propria: il lubbock, un mistero e un complotto.
Il lubbock è un mostro umanoide con tratti da insetto, che si riproduce infettando le persone con le proprie uova: Charmain farà la sventurata conoscenza del lubbock durante un esperimento di magia con i libri del prozio e assieme a Peter (la cui vita è già stata danneggiata da un lubbock) rimarrà sconcertata dalla scoperta delle sue terribili abitudini riproduttive e delle loro conseguenze.
Nelle sue frequentazioni della biblioteca del palazzo reale – e facendo la conoscenza di Sophie, del di lei figlio, del pestifero nipote Twinkle e di Calcifer – Charmain verrà a conoscenza dello stato in cui versa il palazzo e di alcuni segreti della famiglia reale.
Ultimo ma non ultimo, è in corso un complotto ai danni del paese – e le scie chimiche non c’entrano nulla!
Esiste un legame, tra questi tre problemi?
Un filo lungo tre libri
Dopo aver letto anche La casa per ognidove, è chiaro come l’autrice si sia dedicata a costruire un’ambientazione solida e in divenire: da un libro all’altro, si ha un costante ritorno di personaggi principali e secondari – le cui vite sono cambiate con il passare degli anni – facendo dire al lettore “Crescono così in fretta!” mentre va a zonzo da una parte all’altra del loro mondo magico. ^_^
Peccato solo che abbia dimenticato qua e là alcuni dei suoi personaggi, come Michael, l’apprendista di Howl nel primo libro: sarei stato curioso di conoscere l’evolversi della sua storia con la sorella di Sophie!
Di fatto, però, i tre libri sono stati pubblicati nell’arco di più di vent’anni e la mini-biografia nella quarta pagina di copertina rivela che ne ha scritti più di trenta: la Kappalab ha di recente pubblicato un altro suo romanzo, non facente parte di questa serie ma in cui ritorna il tema del crocevia tra i luoghi e le epoche.
Cercherò di metterci sopra i miei zamponi quanto prima! :D
Concludendo
La casa per ognidove è, di fatto, la conclusione di una bella saga fantasy che non si è mai concentrata solo su un personaggio o su un gruppo.
È una storia in cui momenti di umorismo leggero a tema domestico si alternano a misteri e cospirazioni, dove una persona abbastanza normale (in questo caso, persino sub-normale, data la sua scarsa esperienza pratica in questioni banali) si ritrova ad avere la propria vita stravolta dai capricci della famiglia e dalle svolte del destino ma senza essere costretta in certi schemi spesso patetici e usurati, tipici di molta letteratura young adult.
La storia di Charmain, meno rocambolesca di quella di Sophie e Howl o di quella di Abdullah, è un misto di avventura e slice of life in salsa fantasy, gradevole nonostante la sua protagonista abbia pesanti limiti caratteriali e tanto scorrevole da farti dire “già finito?” una volta arrivato a pagina 201.
Potendomi basare solo sulla lettura di questi tre libri, mi sento di affermare che lo stile della sua autrice è cambiato costantemente – migliorando in scorrevolezza – nell’arco di oltre vent’anni fino all’età di 74 anni, quando è stato pubblicato per la prima volta questo libro.
Alla faccia di chi dice che superata una certa età non si cambi, o lo si faccia solo per peggiorare!
Certo, non è una chiusura col botto, per una saga che è iniziata negli anni ’80 con una fanciulla maledetta da una strega, un mago vanesio, un demone egoista e un castello che ridefinisce il concetto stesso di casa mobile, ma a meno di smentite motivate, resto dell’opinione che questo libro non fosse pensato per concludere il discorso iniziato dal Castello errante di Howl e sono sicuro che finché vivrò, mi verrà da pensare a quali altre storie avrebbero potuto scaturire dalla penna di Diana Wynne Jones. :(
Mi manca questa saga, ho visto Il Castello Errante di Howl (film) due o tre volte, bellissimo, ma non sapevo ci fossero anche i libri, dovrò procurarmi anche questi… :)
Sono molto gradevoli da leggere, secondo me hanno una struttura interessante e meno usurata rispetto a quella di altri young adult più di moda. In più, storia carina e personaggi variamente interessanti :)
Riguardo al film, considera che la maggior parte delle opere dello Studio Ghibli viene da un libro (o da un fumetto, nel caso dei Sospiri del cuore) e molti di questi li ha pubblicati in italiano la Kappalab – se ti interessa dare un’occhiata al loro catalogo, trovi il link in calce all’articolo. ;)
Unico neo, il prezzo: tendono a costare sui 15 euro, ipotizzo per una bassa tiratura.