Intorno al 2000, qualcuno disse che il cyberpunk non ha più senso perché viviamo già in un mondo cyberpunk – e non posso negare che gli elementi più sgradevoli di questo genere, quelli che mi respingono, si stiano praticamente realizzando tutti.
A prescindere dalla vitalità e attualità del cyberpunk, oggi Denis ci parla di un esponente giapponese del genere, un film-OAV in tre episodi intitolato Cyber City Oedo 808. Se da un lato non vado matto per il cyberpunk puro, dall’altro non posso negare di subire un certo fascino per la sua estetica in salsa anime dei decenni passati.
Credo che accada perché quel tipo di tratto mi ricorda alcuni cartoni visti durante la mia infanzia…
Prima di provocare un errore XYZ – introduzioni troppo lunghe, lascio la palla a Denis e alle immagini che mi ha fornito. Buona lettura a tutti!
Cyber City Oedo 808, di Denis

I progressi tecnologici creano nuovi costumi, nuove leggi, nuove etiche e nuovi crimini.
Questo è uno dei miei film anime preferito, anche se è più corretto dire che si tratta di un OAV (opera per il mercato home video) diviso in tre episodi da 40 minuti, ciascuno dei quali è definito Data e accompagnato da un numero.
Si tratta di un film di genere cyberpunk, ambientato in un futuro distopico, in cui tre criminali sono stati condannati a una pena che varia da 300 a 400 anni, in una stazione orbitale. I tre hanno una scelta obbligata: accettare di far parte di un’unità speciale di polizia dietro la supervisione di Juzo Hasegawa, che offre come beneficio la detrazione di anni di pena per i casi risolti, ma infilando al collo dei tre un collare esplosivo che l’uomo può attivare dal suo zippo. Dà pure un tempo limite per finire le missioni! Più fregatura di cosi… non che l’alternativa sia meglio.
Per sugellare l’accordo, Hasegawa dà tre Sai (piccola spada giapponese, l’arma che usa Raffaello delle Tartarughe Ninja) ai nostri amici ergastolani.
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