Ed eccoci qui, pronti a concludere il discorso su Vampire: The Masquerade – Bloodlines, gioco dalla storia produttiva e commerciale sfortunata, ma che nel tempo è riuscito a sopravvivere al proprio studio di sviluppo e a scavarsi una profonda nicchia nel cuore degli appassionati, proprio come un paletto farebbe col cuore di un vampiro!
Sistema di gioco
Prima di iniziare col gioco vero e proprio, il giocatore deve creare il proprio alter ego: in questa fase, si può notare come Bloodlines, a differenza di Redemption, si mantenga più vicino alla fonte, offrendo una scheda e uno sviluppo simili al gioco di ruolo cartaceo, per quanto in una forma semplificata – dodici abilità su trenta.
Il giocatore sceglie un clan tra i sette associati alla Camarilla – Brujah, Gangrel, Malkavian, Nosferatu, Toreador, Tremere e Ventrue. Potete rinfrescarvi la memoria con una mia breve panoramica, cliccando qui.
Dopodiché, il giocatore sceglie se interpretare un uomo o una donna.
È bene notare che ciascun clan, oltre ad avere il proprio difetto tipico, in Bloodlines possiede anche un vantaggio che rafforza il suo stereotipo.
A questo punto, ci sarà la possibilità di scegliere una nota di background, che cambierà l’esperienza di gioco in modo più o meno drastico, con la possibilità di avere certi vantaggi al prezzo di equivalenti svantaggi, come l’acquisizione di punti extra in fase di creazione o un limite massimo più basso del normale nel valore di certe caratteristiche o abilità.
Infine, si suddividono i punti inizialmente disponibili tra gli attributi, le abilità e le discipline del proprio clan, così da partire più ferrati nell’uso di certe Feat (prodezze).